La stabilizzazione lombare circonferenziale mininvasiva è indicata per il trattamento di uno spettro di patologie degenerative della colonna vertebrale incluse la stenosi del canale lombare, la spondilolistesi lombare, l’instabilità vertebrale post-chirurgica e quadri di ernie del disco recidive legate a una condizione di instabilità vertebrale.
Razionale
Le tecniche chirurgiche di stabilizzazione circonferenziale sono molteplici, tutte con un medesimo obiettivo: il ripristino dell’equilibrio normale della colonna vertebrale agendo su una o più delle sue unità funzionali motorie (corpo vertebrale e disco intervertebrale). Un intervento tradizionale prevede una grande incisione cutanea (6-7 cm), importante retrazione dei muscoli posteriori della colonna che vanno separati dalla colonna stessa per ottenere l’esposizione chirurgica necessaria all’intervento. L’intervento prevede l’impiego di viti transpeduncolari e barre (stabilizzazione posteriore) ed il posizionamento di una protesi del disco intervertebrale (fusione intervertebrale).
La stabilizzazione lombare circonferenziale mininvasiva è stata concepita per raggiungere lo stesso obiettivo della tecnica tradizionale ma con un livello di invasività minimo. Infatti mediante l’impiego di uno speciale divaricatore e posizionando le viti con una particolare traiettoria è stato possibile ridurre la dimensione dell’incisione cutanea necessaria fino a 3-5 cm e a contenere al minimo la manipolazione e la retrazione dei muscoli posteriori della colonna. Questo ha consentito di ridurre le perdite di sangue, la dimensione della cicatrice chirurgica con ripercussioni importanti in termini di tempi di ripresa più brevi, minore dolore postoperatorio legato all’approccio chirurgico e tempi di ricovero contenuti. Pertanto questo intervento consente una più precoce mobilizzazione nel post operatorio e un più rapido ritorno alle normali attività della vita quotidiana rispetto ad un intervento tradizionale.
La Tecnica
Un intervento tradizionale di fusione lombare intervertebrale posteriore (PLIF - Posterior Lumbar Interbody Fusion) viene eseguito mediante un’incisione cutanea sulla schiena di circa 6-7 cm per singola unità funzionale da trattare. Vengono posizionate delle delle viti peduncolari nelle vertebre, connesse mediante delle barre. Si effettua una discectomia (asportazione del disco intervertebrale) posizionando due protesi intervertebrali che ripristinano la fisiologica angolazione e distanza tra i corpi vertebrali. Tuttavia per ottenere l’esposizione necessaria all’intervento i muscoli posteriori della colonna vengono incisi e divaricati in maniera estesa producendo maggiori perdite di sangue durante l’intervento, dolore muscolare post-operatorio e tempi di ricovero relativamente più lunghi.
Al contrario l’intervento di stabilizzazione lombare circonferenziale mininvasiva prevede il posizionamento di viti secondo una traiettoria che riduce drasticamente la necessità di divaricare il muscolo lateralmente oltre la faccetta articolare, richiedendo quindi un’incisione cutanea più piccola (circa 3,5 centimetri per unità funzionale da trattare contro i 6/7 cm necessari per un intervento tradizionale - Figura 2). Il disco intervertebrale malato viene rimosso e sostituito con due protesi (Figura 1). Ciò consente di minimizzare il danno muscolare causato dall'intervento, riducendo il dolore post operatorio, garantendo una più precoce mobilizzazione (in prima giornata post operatoria il paziente può deambulare autonomamente senza difficoltà) e un recupero funzionale rapido.
Sommario e decorso postoperatorio
La stabilizzazione lombare circonferenziale mininvasiva consente una più precoce mobilizzazione nel post operatorio e un più rapido ritorno alle normali attività della vita quotidiana rispetto ad un intervento tradizionale. La maggior parte dei pazienti sono dimessi dall'ospedale 1-2 giorni dopo l'intervento chirurgico. Essendo meno invasiva della procedura tradizionale, molti pazienti sono in grado di alzarsi e camminare la sera stessa del giorno dell'intervento chirurgico e riprendere qualsiasi attività nell’arco di 3 settimane.
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